Genesi cap.
12/10. Sara, moglie o sorella di Abramo? Nel seguire i fatti di questo
capitolo, spesso proviamo un senso di diffidenza nell’accettare quello che si è
sviluppato intorno ai rapporti prematrimoniali tra il faraone e Sara e delle
decisioni prese antecedentemente dal nostro patriarca che, pur volendoli accogliere
è difficile ordinarli nella nostra mente. Il nostro modo di considerare
l’unione di coppia (non riferendoci ai
tempi presenti), sarebbe quello di rispecchiare le disposizioni delle Sacre
Scritture.
La
decisione di Abramo, per nascondere la vera identità di Sara, dicendo che era sua
sorella, deteriora la sua integrità.
La decisione
presa dal patriarca, sembra poco sintomatica all’osservare il comandamento di
Dio e per nulla affidabile la sua conclusione. Certo, siamo ai principi delle relazioni
e nelle quali vediamo le prime disposizioni di Dio. Qui siamo di fronte ad un
comportamento che sa, poco di fede, perché nei versi antecedenti si legge che
Dio apparve ad Abramo, dicendogli: “Alla tua discendenza darò questo paese”,
cioè, Canaan. Presso la Quercia di More, Abramo, per riconoscenza di quella
promessa, eresse un altare al Signore, poi levò la tenda e andò a Negheb. Se Abramo,
erigendo un altare ha mostrato fede e ubbidienza a Dio, sembra non
corrispondere la sua condotta nel momento in cui entra in Egitto.
In
realtà, dobbiamo affermare, che Dio ha voluto che accadesse tutto ciò, come
condizione e preludio di quello che sarebbe accaduto in futuro. Così, si sono svolti
gli eventi. Nel paese di Negheb[1],
Abramo dimorò fino a quando la carestia sopraggiunse.
Ecco, che
il primo indizio è la carestia. Se,
prima com’è detto sopra, Dio, parlò ad Abramo, e per quell’esperienza divina,
Abramo fu talmente coinvolto che eresse un altare al Signore, come si spiega,
che il Signore fece venire la carestia? Diciamo
perché Dio stava preparando un piano. Secondo indizio: la discesa. Il piano divino, fu quello di far scendere Abramo e sua
moglie in Egitto. Qual era lo scopo? Era proprio quello che Dio, voleva far
nascere una relazione di amicizia tra il faraone e il popolo di Israele.
Terzo indizio:
Abramo ne esce ricco. Come possiamo
osservare, il quadro degli avvenimenti di Abramo, sorprendentemente somigliano
a quelli di Giuseppe e del popolo di Israele, che accolto con grande amore dal
faraone, per mezzo di Mosè fu liberato portando via grandi ricchezze. L’avvenimento
di Abramo, altro non è, che il preludio degli stessi avvenimenti di Giuseppe.
La carestia è uguale a quella che avvenne ai tempi di Giacobbe, la discesa di
Abramo è uguale a quella di Israele. Il preannunziato matrimonio del faraone
con Sarai, altro non fu, che il significato mistico dell’accoglienza del
faraone al popolo di Dio. Il matrimonio, rappresentò l’amore del faraone verso
Sarai e quindi, verso la discendenza del popolo di Dio, (si ricordi che il faraone sposò Sarai, ma non la conobbe). Tutto,
secondo i piani di Dio, per allacciare un’amicizia e un legame tra l’Egitto e
Israele, affinché il popolo di Israele fosse stato accolto con amore.
Quarto indizio:
Abramo ne esce ricco, così pure, il
popolo di Dio uscirà ricco dall’Egitto, capeggiato da Mosè. Possiamo dire, che
questo capitolo è importante, perché sebbene non si riesca a prima lettura, capire
l’atteggiamento di Abramo nei confronti di Sara, dentro è racchiusa la mano di
Dio. Infatti, come Dio fu presente, quando spaventò il faraone convincendolo di
lasciare Sarai, così fu presente, quando Abramo disse a Sarai, di non essere
sua moglie. Tra il matrimonio e la coabitazione sarebbero passati parecchi
giorni, secondo l’usanza. Ecco che Dio intervenne nel sogno del faraone, prima
della consumazione. Sara non fu conosciuta dal faraone, perché anche non è
scritto che la conobbe, ma che la sposò. Un simile esempio di matrimonio, negli
anni futuri, si ebbe con Giuseppe e Maria.
[1]Gli abitanti del Negheb,
occuperanno il territorio di Edom; Il Negheb è la zona semideserta a sud del
territorio di Giuda.
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