Inconcepibile come Dio, nel piantare il Giardino dell’Eden, per essere
luogo indiscriminato e sicuro per la sopravvivenza di Adamo ed Eva, abbia
permesso che a centro vi fosse un albero che contenesse un divieto, che al suo
trasgredire il soggetto non avrebbe ricevuto non un rimprovero ma una morte
eterna. Questa condizione, sembra a prima vista contrastare il carattere di
Dio. I motivi tutt’altro che semplici, ci portano a considerare che proprio
quell’albero contenesse la sapienza del bene e del male e la condanna per la
trasgressione.
Era necessario che Dio ponesse questo requisito, dopo avere Egli
annichilito negli abissi Lucifero? Non avrebbe considerato, che l’uomo fatto di
materia, sarebbe stato imperfetto al cospetto degli angeli, creati in
spirito? Tuttavia il ministero di Dio
non è quello di creare l’umanità in condizione perpetua o eterna sulla terra,
anche se ciò poteva essere fatto per la sua potenza, considerando il principio
che Dio crea una volta sola e bene. Trovandosi di fronte alla terra informe,
dopo la lotta con Lucifero, non vi erano le condizioni di restaurare la terra,
ma crearne una nuova, come Egli dice, “io
farò ogni cosa nuova”. Dentro questo proposito, rimaneva anche e
soprattutto la necessità che Dio avrebbe dovuto restaurare gli angeli ribelli
creando un altro angelo, conoscitore del bene e del male che sostituisse
Lucifero. Alla fine dei tempi, come le Sacre Scritture spiegano, l’uomo
materia, conoscitore del bene e del male, sarà trasformato in un corpo
incorruttibile e guiderà gli angeli, come già lo fece Lucifero. Da quanto
detto, è facile comprendere che, Lucifero, sprofondato negli abissi, ora, è
chiamato in causa nel Giardino, sotto forma di satana, e non solo, ma lo
vediamo presente in altre circostanze su tutto il percorso delle Sacre
Scritture in fino alla croce. Egli è presente durante tutto il percorso del
ministero di Dio sulla terra, ed è stato fatto principe di questo mondo. Quando
Pietro disse che avrebbe dato, la vita per Gesù, Egli gli rispose: vai, via
satana.
Si deduce che, Dio, dalla terra inquinata di disubbidienza e di peccato,
ha voluto modellare una creatura imbevuta di conoscenza del bene e del male per
raggiungere lo scopo dell’incorruttibilità per essere idoneo nei cieli. Sembra
proprio che, quest’universo e la terra in particolare, sia il banco di lavoro
di Dio, ove Egli purifica le recrudescenze delle tenebre. La nostra creazione è
unica, perché il raggiungimento dell’eternità non assumerà mai più modifiche né
distorsioni e che il passato sarà solo un ricordo. Se da tutto
quest’avvenimento si pensa che Dio possa modificare il suo stesso creato, come
Egli disse che si pentì di avere creato l’uomo, dobbiamo anche pensare che la
perfezione sta in Lui e può anche modificarla, se vuole, mentre in noi esiste
il libero arbitrio, vale a dire, non conosciamo le giuste proporzioni di
quanto, deve essere il bene e di quanto il male. Il nostro bilanciamento è
sibilino, poiché stando nel mezzo di quell’albero, non conosciamo gli effetti
che verranno.
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