mercoledì, ottobre 19, 2016

LA GIUSTIZIA DI DIO



                      Non è per onore della sua giustizia né per la sua innata rettitudine che Dio abbia salvato l’uomo, ma per recuperare la caduta della sua creatura che altrimenti, si sarebbe perduta. Come sappiamo, la giustizia nasce ed è attuata se vi è una norma tra le parti e un giudice che la governa, ma Dio, con l’uomo, ha solo un patto unilaterale, quello di volere salvare l’uomo senza condizioni imposte ne deducibili. Questa convinzione prende corpo dalle Sacre Scritture che ci mostrano il carattere di Dio, che nella sua immensa saggezza è lento all’ira considerando la sua potenza di dare il giudizio immediato, contro il misfatto dell’uomo. Tuttavia, se la giustizia può essere equa e persino sentimentale, quella è in Dio, ove il suo amore produce il rispetto intrinseco sulla persona, ricordando che Egli ha creato l’uomo con le sue stesse mani. La giustizia di Dio è multiforme, essa è diversa sia quando Dio la usa per gli angeli o quando la usa per gli uomini o ancora, la usa per il creato. Dio comanda e riprende l’uomo, mentre, ordina e discute con gli angeli, come, nel capitolo di Giobbe, quando Dio permise a satana di agire senza toccare la vita di Jobbe. La giustizia di Dio, non può essere letta dalla nostra mente, poiché, ci troveremmo in una incompatibilità della nostra ragione razionale, che può vedere ingiusto ciò che è giusto, considerando che il più delle volte, l’uomo saggio di Dio, ragiona secondo le sue vie, essendo la proiezione del carattere di Dio sulla terra. Avvolte Dio parla di giustizia con l’uomo, come nel caso di Abramo, quando decise di distruggere Sodoma e Gomorra. In quel caso, la sua giustizia mostrò due fronti, da un lato era comprensiva e adattevole nel discutere con Abramo, dall’altro rigida e operativa, verso gli abitanti corrotti.  Con riferimento alla natura, Egli, da precisi comandi e la natura obbedisce, si ricorda quando Gesù sgridò il mare e il vento ed essi si acquietarono. Quindi il giudizio di Dio non può essere compreso, poiché ovattato dal suo amore infinito, mentre la giustizia dell’uomo è relativa, poiché è sorretta dalla ragione, che è una dimensione terrena. Come potremmo mai capire il sacrificio di Gesù, se lo misuriamo col metro della ragione? Quando Dio, adatta la sua giustizia alla comprensione dell’uomo, Egli comprime l’infinito suo sapere, al livello di terra ed è in questa prospettiva che l’uomo, vedendo la giustizia divina al suo livello, commette l’errore di valutarla. Ecco che abbiamo bisogno delle Sacre Scritture, che danno capacità di intendere certe vie divine mentre ci avvolgono al senso spirituale. La giustizia di Dio ha un significato diverso a seconda che essa è considerata come sostantivo o come verbo. Se il primo è rivestito dal suo amore, il secondo è imbottito della sua ira, infatti, molti sono gli esempi che possiamo incontrare nel vecchio Testamento, in cui, Dio opera giustiziando i popoli. L’ordine che Dio diede a Saul, 1 Samuele 14:36 e seg. di sterminare all’interdetto una comunità e che Saul, per sentimento di pietà, non lo seguì del tutto, è un esempio. Più specificatamente, questa scelta di Dio di giustiziare l’adopera quando, Egli perde la sua pazienza o decide di giustiziare per una grave trasgressione degli uomini.  Ezechiele 14:14 Anche se nel suo mezzo ci fossero questi tre uomini, Noè, Daniele e Giobbe per la loro giustizia salverebbero unicamente se stessi", dice il Signore, l’Eterno. Tale è la determinazione di Dio in questo caso limite, nel quale, anche se ci dovessero essere tra quegli uomini, Noè, Daniele e Giobbe, si salverebbero solo loro ma il resto soccomberebbe. Non è strano che Dio elenca questi nomi importanti con quest’ordine e difficile da comprendere. Esso ha due significati, il primo temporale e l’altro, sulla scala della gravità del fatto. In quello temporale, non corrisponderebbe la posizione di Giobbe, come ultimo richiamato, essendo che la sua esistenza pare essere arcaica, quindi si deve sviluppare il significato della gravità del fatto. Da questa gravità si deve distinguere la più grave e la meno grave. Noè, al primo posto, si riferisce al fatto che il Signore era molto adirato con tutta l’umanità e come stava per agire, trovò grazia Noè (e la sua famiglia), quindi egli rappresentò il bilanciamento tra il mondo corrotto da distruggere e la persona che trovò grazia in Dio, che altrimenti sarebbe stata anch’essa uccia. Dio salvando Noè salvò il mondo. Adesso consideriamo il significato personale di Daniele, egli, insieme ad altri due, fu buttato nel fuoco ma Dio mandò un angelo e li liberò, quindi il caso meno grave sarebbe la salvezza di Daniele, riferito alla persona. Il terzo motivo di scala della gravità si riferisce non alla persona diretta ma ai suoi familiari, come nel caso di Giobbe. Sui tre personaggi, si legge una gradazione di gravità giustizionalista riferita alla persona, che nel riferirsi a essa, tutti e tre i personaggi sono stati graziati dal giudizio punitivo con gradualità diversa.  Anche se ci dovrebbero essere loro, dice il Signore, tra il popolo corrotto, degno di punizione e ci fossero questi uomini graziati presenti, solo loro si salverebbero, poiché, in effetti, sono già stati salvati prima, mentre il resto perirebbe tutto.
Pace e fede nel Signore

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