lunedì, dicembre 22, 2014

GIUSEPPE VENDUTO





Genesi 37. Giuseppe fu venduto, solo, dai fratelli? Famosa, è la storia di Giuseppe che sto per raccontare. Durante il percorso, scopriremo alcuni aspetti inconsueti che, certamente, susciteranno perplessità nel nostro cuore e conoscere, attraverso le vicende, come una relazione familiare possa trasformarsi in tragedia e poi, per mano di Dio, in benedizione. Sappiamo, che Giuseppe, all’età di diciassette anni, aveva ricevuto da Dio il dono di interpretare i sogni. Per questo motivo Giacobbe gli offriva un particolare amore, ma anche perché era il figlio venuto alla luce da Rachele durante la sua vecchiaia.
Genesi 37:4  I suoi fratelli vedevano in lui un antagonista che usurpava tutto l’amore del padre lasciando per loro poca cosa. L’odio dei fratelli verso Giuseppe si accrebbe ancora di più quando un giorno raccontò di avere sognato, Genesi 37:7, dei covoni in mezzo ai campi e ecco che il suo  covone si alzò e restò diritto mentre i loro covoni si radunarono intorno al suo e gli s’inchinarono davanti. Il ragazzo, nella sua ingenuità, non s’immaginava che quello che raccontava potesse creare del risentimento nei suoi fratelli. Più grave era il momento, quando questi sogni si avveravano. Si era creata una certa psicosi in loro, che non appena il ragazzo rivelava un sogno, produceva un effetto dirompente nella famiglia, ora di gioia ora d’invidia. Tuttavia, la relazione di Giuseppe e dei suoi fratelli, si cominciò a incrinane maggiormente quando egli raccontò un altro sogno che aveva fatto, Genesi 37:9, dicendo: «Ho fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle s’inchinavano davanti a me» Genesi 37:10  Egli lo raccontò dopo a suo padre, il quale lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?
Come si può intuire le cose si mettevano male per Giuseppe e di seguito vediamo il perché. Quelle parole dette da suo padre - dovremmo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?- non sono da sottovalutarle, anzi, se i fratelli mormorando, perpetravano come farlo scomparire dalla famiglia, diverso e altrettanto tragico fu il piano di Giacobbe. Da questo momento, diciamo che inizia il piano di Dio.  Seguendo i fatti, ci accorgiamo che il comportamento di Giacobbe segnerà una svolta decisiva all’accadimento delle vicende. Nell’occasione che i fratelli erano andati a Sichem per pascolare il gregge, Giacobbe, mette in atto il suo piano, Genesi 37:14  Israele gli disse: «Va’ a vedere se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna a dirmelo». Così, mandò Giuseppe dalla valle di Ebron fino a Sichem[1]. Consideriamo, ora, questa decisone.
Giacobbe, pur amando Giuseppe più degli altri figli e sapendo che Dio era con lui, pose in essere un temerario piano quello di mandare suo figlio, a piedi, appena diciassette anni a Sichem, distante dal luogo di residenza, circa 100 km, col rischio che il ragazzo poteva essere sbranato da un leone o da altra fiera e con la probabilità di essere anche adottato come schiavo, dalle carovane in transito. Immaginiamo cosa avrà detto Israele. Se è come dici, il sole e la luna e le stelle si piegheranno a te, vediamo se ti metto di fronte al pericolo, Dio è con te. Per rincarare il fardello, Giuseppe ebbe l’ordine di ritornare da solo per portargli la notizia se i suoi fratelli stavano bene, non avendogli almeno suggerito, di tornare a casa con i suoi fratelli. Dai fatti si deduce, quindi, che il piano non era quello di vedere se i suoi fratelli stavano bene, ma era quel temerario che mai avrebbe dovuto avere un buon padre di famiglia. Infatti, in seguito, quando Giacobbe vide che gli altri figli portarono il mantello insanguinato di Giuseppe, egli cominciò a sentirsi in colpa e si strappò i vestiti e fremeva dentro di se e pianse per lungo tempo. Genesi 37:34  Allora Giacobbe si stracciò le vesti, indossò il  sacco, e fece cordoglio di suo figlio Giuseppe, per molti giorni. Ecco, che nella sua espressione di dolore era nascosto il senso di colpa per quello che aveva orchestrato. Così, non si dava pace per il dolore di avere perso il figlio amato, ma anche al pensiero di avere tentato, Dio. 





[1]Sichem, si trova nella parte nord della Palestina, a circa 100 km da Hebron 

mercoledì, settembre 24, 2014

ALLA CORTE DI DIO





Giacobbe 1:10 Non hai tu messo un riparo tutt’intorno a lui, alla sua casa e a tutto ciò che possiede? …….
Il rapporto che satana ha nei confronti di Dio, è a dir poco impressionante, rispecchia proprio quello famigliare. Nessuno degli altri angeli, venuti a rapporto dinanzi al Trono di Dio, ha eccepito alcuna cosa su quello che, con famigliarità, satana ha replicato a Dio nei confronti di Giobbe, né uno di loro ha discusso dei propri progetti. Il quadro prende corpo e si cristallizza solo sull’accusa di satana verso la rettitudine di Giobbe, il quale sarebbe stato giusto per la condizione di grazia ricevuta da Dio, altrimenti egli, non sarebbe tale. Non è frequente, anzi non è mai successo che un angelo o lo stesso Gesù, parlasse con tanta dissolutezza, di fronte alla presenza di Dio. Tutti gli esseri del cielo e della terra si piegano con reverenza e umiltà nell’esprimere la propria parola “dinanzi” a Lui.  
Prima di dare a satana una posizione, secondo quanto leggiamo nelle Sacre Scritture, cerchiamo di valutare alcuni dei suoi interventi a cominciare di quello su Gesù, quando fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato da satana, Matteo 4.  Lo Spirito di Dio spinge Gesù per essere sottoposto alla prova, la quale sarebbe stata affidata alle facoltà del potere di satana. Essendo Dio Uno, sarebbe stato, quindi, sottoposto all’ira di Dio stesso, II Samuel 24:1 La collera del Signore si accese….e 1 Cronache 21:1. Satana insorse contro Israele…. Gesù risponde a satana con autorità di Figlio di Dio ma Egli, essendo anche la Seconda persona della Trinità può anche essere duro nel rispondergli. Se non lo fu abbastanza nel deserto, certamente lo fu quando dialogò con Pietro. Matteo 16:23 Ma egli, rivoltosi, disse a Pietro: Vattene indietro da me, Satana; tu mi sei in iscandalo….  Tutto ciò che viene a manifestarsi in parole o in evolversi di fatti, contro la volontà di Dio sono da addebitarsi a satana.  Dove, allora, dobbiamo collocare satana nella persona di Dio, essendo Dio Uno?
Si deduce che egli rappresenti la sua ira o l’Angelo Sterminatore, che anche crea il  male. Isaia 45:7  che formo la luce, e creo le tenebre; che fo la pace, e creo il male. Io sono il Signore, che fo tutte queste cose. Di fronte alla Trinità, che posto, allora, acquisterebbe satana? Bene, Giov.1:1 Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Rivelazione completa mancante del riferimento della sua “Ira”.
Si è essa, sviluppata o è scaturita? Da quello che leggiamo in Isaia, non era con Dio, perché da Giovanni 1:1 non la rivela. Se prima l’ha rivelato da Isaia 45:7, “che crea le tenebre”, essa ira, sarebbe l’azione che Dio fa esternamente dalla sua persona, ma non l’incorpora come lo è la Trinità. Infatti, alla fine Dio,  Apocalisse 20:10 Allora il diavolo, che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli. Così l’Ira di Dio, sarebbe gettata nello stagno, che stranamente sembra acquisire una triplice personalità di diavolo, falso profeta e bestia. Alla frase che nulla si perde, ma tutto si rinnova, nei fatti biblicamente esposti, ci sarebbe una fine definitiva di questo sistema, ove regnerebbe solo l’amore di Dio e del suo popolo, per l’eternità, avendo Egli stesso ripudiato la sua ira per sempre.      



mercoledì, settembre 17, 2014

DIO TUTELA LA CREATURA





Marco 16:15 Ed egli disse loro: Andate per tutto il mondo, e predicate l’evangelo ad ogni creatura. E’ certamente un comando e non una raccomandazione che racchiude in se, un interesse di protezione verso l’uomo, considerato creatura, sia credente o no, in Dio. A questa conclusione si arriva facendo alcune riflessioni, a dir poco, sorprendenti. Egli avendo creato tutto ciò che esiste con la sua parola, non seguirà la legge della derivazione che porta al nulla, poiché secondo le Sacre Scritture ciò che Dio ha creato è per sempre. A questo principio l’uomo ha un posto previlegiato per l’ottenimento dell’eternità, perché è stato formato proprio con le stesse mani del Creatore. Sebbene Egli dividerà l’umanità, come fa il pastore che separa le pecore dalle capre, anche quest’ultime, se anche dovessero appartenere agli angeli di satana, alla fine sarà penalizzato solo il responsabile fautore del male: Matteo 25:33 E metterà le pecore alla sua destra, e i capretti alla sinistra. Se leggiamo il verso Apocalisse 20:10 Allora il diavolo, che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli. Su quanto detto, non vi è alcuna menzione delle capre e su quelli che hanno accettato il marchio di satana, essi non avranno requie, ma non saranno messi nello stagno. Apocalisse 14:11 ……non avranno requie né giorno né notte coloro che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome.
  Da ciò si deduce che tutti gli angeli passati dalla parte di satana dovranno essere portati alla presenza di Dio, per essere giudicati.
Questa selezione delle creature, evidenzierebbe forse un’anomalia della perfezione o è invece la conseguenza del libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo, sottoponendolo alla facoltà di scelta per testarlo, come Egli fece con Adamo quando l’ha messo nel Giardino, e quindi alla fine Dio, perfezionerebbe con la costituzione del corpo incorruttibile, il nuovo uomo, come perfezione universale. Certo, la figura di satana è molto misteriosa e se consideriamo, come le Sacre Scritture proclamano che Dio è uno, egli dovrebbe rappresentare l’ira del Signore o l’angelo sterminatore che si presentò insieme ai figli, alla corte di Dio in Giobbe cap.1:6, ed ancora in 2Samuel 24 ed in 1 Cronache 21, ma che alla fine in Apocalisse 20:10 lo suggella con l’anticristo e il falso profeta. Sembra quasi consequenziale pensare, se non fosse, che Egli stesso sigillerebbe la sua ira per sempre, per lo meno è questo quanto si evince dalla scrittura. Coinvolti in un piano quanto mai misterioso di fattura divina, non abbiamo altri elementi su cui far riferimento che accettare con fede la volontà del Signore, che sicuramente dopo averci creato non può mai abbandonarci. Dio, quindi, tutela la sua creatura con tutto se stesso, dimostrato dal fatto che ha mandato il suo unigenito Figlio Gesù per salvare l’umanità, e lo possiamo affermare perché i fatti storici e tutti i prodigi e miracoli avvenuti lo confermano.       

mercoledì, agosto 27, 2014

LA CREAZIONE DELL'UOMO 2



Ritornando al verso, Genesi 2:7, l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente. Questo verso non si riferisce più alla prima creazione, questa volta Dio creò l’uomo a sua immagine impastando con le sue mani la polvere della terra e dopo avergli soffiato nelle narici un alito di vita e divenne un essere vivente, dalla sua costola formò la donna. Siamo difronte a un’operazione particolarissima, in cui il Signore non parla, ma opera come farebbe un medico chirurgo.
E’ proprio questa diversità d’intervento che è prova della modifica della prima creazione. A questo riguardo, Dio non si limita all’intervento manuale, ma usa anche quello spirituale soffiando nelle narici di Adamo un alito di vita. E’ chiaro che questo speciale intervento porta a uno speciale risultato, quello confermato da Adamo che finalmente la donna formata non è di per sé, ma è osso delle sua ossa e carne della sua carne.
Il Signore non si ferma lì, avvalorando la diversità della nuova creazione, si assume l’impegno di assisterli del continuo. La sua gioia di avere contentato l’uomo a vivere in condizioni di sincera compagnia affettiva, avendo egli prima incontrata difficoltà, Dio decide di essere presente passeggiando spesso con loro, nel Giardino, identificato come un surrogato del Paradiso, di cui, questo divino luogo, entrerà in scena dopo il peccato originale.
Da questo momento, possiamo dire che incomincia il ministero di Dio, aprendo, a differenza delle condizioni della prima creazione, un legame patriarcale nel quale l’uomo potesse adorare Dio Padre e seguire i suoi comandamenti. Dai fatti, tutti sotto controllo di Dio, si desume che queste condizioni nel Giardino non potevano rimanere in eterno, anche perché, come oggi si sa, l’universo invecchia. Era necessario che a differenza degli angeli ribelli, Dio forgiasse un uomo che conoscesse il bene e il male per guidare nell’eterno gli angeli, forse quelli che si erano primamente ribellati, e per raggiungere quest’obiettivo ecco che a sua consapevolezza, di cui non possiamo comprenderne la logica, l’uomo è adescato da satana, e poi tutto il resto.
In fine non è stato un errore di Dio se siamo difronte a tutto questo stato di cose, ma lo scopo è di saggiare e modellare un essere capace e fedele per l’eternità. Per dare assenso a quanto detto, possiamo fare una riflessione. Se Dio è unico e in controllo di tutto, poteva Egli permettere a satana di intrufolarsi nell’albero della conoscenza del bene e del male? Poteva satana presentarsi alla corte di Dio con tutti gli altri angeli? Poiché non possiamo intendere le vie del Signore, con la fede richiesta, possiamo.
La conseguenza in chiave universale sarebbe che all’eliminazione di Lucifero e dei suoi angeli ribelli Dio li ha sostituiti con una generazione nuova sotto un nuovo sistema di legge, cioè quella della materia.
Arditamente pensiamo, anche, che Dio abbia tratteggiato tutto questo percorso dell’umanità per ritornare di nuovo allo stato primordiale di Lucifero, con esseri che supereranno quelli degli angeli, poiché siamo noi a guidarli. Questa terra non sarà più e il nuovo luogo sarà in un pianeta, chiamato Paradiso, ove Gesù sta preparando il posto e lì vi sarebbe Dio stesso a illuminarci con la sua Luce, in eterno.
Pace e fede nel Signore




martedì, agosto 26, 2014

ABRAMO IN EGITTO




Genesi cap. 12/10. Sara, moglie o sorella di Abramo? Nel seguire i fatti di questo capitolo, spesso proviamo un senso di diffidenza nell’accettare quello che si è sviluppato intorno ai rapporti prematrimoniali tra il faraone e Sara e delle decisioni prese antecedentemente dal nostro patriarca che, pur volendoli accogliere è difficile ordinarli nella nostra mente. Il nostro modo di considerare l’unione di coppia (non riferendoci ai tempi presenti), sarebbe quello di rispecchiare le disposizioni delle Sacre Scritture.  
La decisione di Abramo, per nascondere la vera identità di Sara, dicendo che era sua sorella, deteriora la sua integrità.
La decisione presa dal patriarca, sembra poco sintomatica all’osservare il comandamento di Dio e per nulla affidabile la sua conclusione. Certo, siamo ai principi delle relazioni e nelle quali vediamo le prime disposizioni di Dio. Qui siamo di fronte ad un comportamento che sa, poco di fede, perché nei versi antecedenti si legge che Dio apparve ad Abramo, dicendogli: “Alla tua discendenza darò questo paese”, cioè, Canaan. Presso la Quercia di More, Abramo, per riconoscenza di quella promessa, eresse un altare al Signore, poi levò la tenda e andò a Negheb. Se Abramo, erigendo un altare ha mostrato fede e ubbidienza a Dio, sembra non corrispondere la sua condotta nel momento in cui entra in Egitto.
In realtà, dobbiamo affermare, che Dio ha voluto che accadesse tutto ciò, come condizione e preludio di quello che sarebbe accaduto in futuro. Così, si sono svolti gli eventi. Nel paese di Negheb[1], Abramo dimorò fino a quando la carestia sopraggiunse.
Ecco, che il primo indizio è la carestia. Se, prima com’è detto sopra, Dio, parlò ad Abramo, e per quell’esperienza divina, Abramo fu talmente coinvolto che eresse un altare al Signore, come si spiega, che il Signore fece venire la carestia?  Diciamo perché Dio stava preparando un piano. Secondo indizio: la discesa. Il piano divino, fu quello di far scendere Abramo e sua moglie in Egitto. Qual era lo scopo? Era proprio quello che Dio, voleva far nascere una relazione di amicizia tra il faraone e il popolo di Israele.
Terzo indizio: Abramo ne esce ricco. Come possiamo osservare, il quadro degli avvenimenti di Abramo, sorprendentemente somigliano a quelli di Giuseppe e del popolo di Israele, che accolto con grande amore dal faraone, per mezzo di Mosè fu liberato portando via grandi ricchezze. L’avvenimento di Abramo, altro non è, che il preludio degli stessi avvenimenti di Giuseppe. La carestia è uguale a quella che avvenne ai tempi di Giacobbe, la discesa di Abramo è uguale a quella di Israele. Il preannunziato matrimonio del faraone con Sarai, altro non fu, che il significato mistico dell’accoglienza del faraone al popolo di Dio. Il matrimonio, rappresentò l’amore del faraone verso Sarai e quindi, verso la discendenza del popolo di Dio, (si ricordi che il faraone sposò Sarai, ma non la conobbe). Tutto, secondo i piani di Dio, per allacciare un’amicizia e un legame tra l’Egitto e Israele, affinché il popolo di Israele fosse stato accolto con amore. 
Quarto indizio: Abramo ne esce ricco, così pure, il popolo di Dio uscirà ricco dall’Egitto, capeggiato da Mosè. Possiamo dire, che questo capitolo è importante, perché sebbene non si riesca a prima lettura, capire l’atteggiamento di Abramo nei confronti di Sara, dentro è racchiusa la mano di Dio. Infatti, come Dio fu presente, quando spaventò il faraone convincendolo di lasciare Sarai, così fu presente, quando Abramo disse a Sarai, di non essere sua moglie. Tra il matrimonio e la coabitazione sarebbero passati parecchi giorni, secondo l’usanza. Ecco che Dio intervenne nel sogno del faraone, prima della consumazione. Sara non fu conosciuta dal faraone, perché anche non è scritto che la conobbe, ma che la sposò. Un simile esempio di matrimonio, negli anni futuri, si ebbe con Giuseppe e Maria. 




[1]Gli abitanti del Negheb, occuperanno il territorio di Edom; Il Negheb è la zona semideserta a sud del territorio di Giuda.

martedì, luglio 01, 2014

I FIGLI DI DIO





Genesi cap. 6 Il Signore esprime un giudizio nei riguardi dell’uomo a causa della relazione che ebbero i figli di Dio con le figlie degli uomini. Fu detto dal Signore, che il suo Spirito non sarebbe rimasto sempre nell’uomo e in conseguenza stabilì che la vita dell’uomo fosse di centoventi anni. E’ assai difficile comprendere la decisione del Signore di porre un limite alla vita dell’uomo, mentre questa stava sviluppandosi a lungo termine. Se le figlie degli uomini erano belle e furono attratte dai figli di Dio, ciò vuol dire o che i figli di Dio erano gli angeli, che apprezzando la bellezza delle figlie degli uomini ne sentirono attrazione o che le figlie degli uomini erano più belle delle figlie dei figli di Dio, se i figli di Dio erano la generazione di Set. Dovremmo, ancora considerare che i figli di Dio non avessero mogli o se le avevano, esse erano più brutte delle figlie degli uomini, e ciò contrasterebbe la perfezione di Dio.
Poi non si capisce per quale motivo l’uomo ha dovuto ricevere questa restrizione della sua vita per il solo fatto di avere delle belle figlie. Non ha detto Dio, crescete e moltiplicatevi? 
Detto questo, come premessa, con l’aiuto dello Spirito di Dio, chiediamo suggerimenti per capire meglio la sua volontà. Per prima cosa cerchiamo di unire le parole dette da Dio, come se fossero cocci di cristallo per costruire il vaso e apprezzarlo nella sua forma e bellezza. Cominciamo a osservare il verso 4:26 che dice:” Anche a Set nacque un figlio che egli chiamò Enos. “Allora si cominciò a invocare il nome del Signore”. La nota di una delle più eminenti traduzioni sostiene che i figli di Dio potevano essere i discendenti di Set, ma non da certezza. Se leggiamo il verso sei, ci accorgiamo che sembra molto strano che le figlie dei figli di Dio fossero brutte e che le figlie degli uomini fossero belle. La bellezza sarebbe stata nei popoli mondani e non nei figli di Dio? In altre parole gli uomini che non conoscevano Dio o se non lo avevano visto lo temevano, avrebbero avuto figlie più belle dei figli di Dio?
Ricollegandoci all’uomo terreno, senza distinzione se fosse discendente di Set o di Caino o di quelli fuori del giardino, tutti temevano Dio anche senza averlo visto o sentito. Così quando leggiamo nel verso 6:1, che gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figli e figlie possiamo dire che essi erano tutti gli abitanti della terra senza distinzione di gruppo. Ci rimane ora di capire chi erano i figlioli di Dio. Il verso 5 ci dice che esistevano dei giganti, dei quali la Sacra Scrittura non ci da nessuna informazione sulla loro origine, ma dopo che i figli di Dio presero le figlie degli uomini, sappiamo per certo che nacquero dei giganti, essi furono degli eroi dell’antichità e uomini possenti e saggi, ed ebbero virtù e caratteri soprannaturali. Solo il seme degli angeli unito con le figlie degli uomini, avrebbe potuto far nascere figli superiori, sia in statura sia in intelletto. A questo punto è facile intuire che solo dall’alto poteva venire tale grazia, e che i figli di Dio si riferissero agli angeli. Resta il fatto, che Gesù disse che gli uomini nel cielo saranno come gli angeli: Matteo 22:30 Perciocché nella risurrezione non si prendono, né si dànno mogli; anzi gli uomini son nel cielo come angeli di Dio.
Essendo gli angeli, spiriti con nessun sesso, lo avrebbero acquisito una volta incarnatosi in un uomo o in una donna nel mondo terreno. Ecco che gli angeli, figli di Dio, avuta ammirazione sulle figlie degli uomini vollero incarnarsi per il solo fine di proseguire la lunga vita delle belle creature fatte da Dio e non per il fine del piacere. Solo con l’incarnazione avrebbero sentito il desiderio carnale, mentre prima era solo platonico, e non altrimenti.  Questo stato d’intervento, come si è visto, produsse dei giganti, aventi grande forza e saggezza e questi, secondo i piani di Dio, avrebbero ritardato i piani della salvezza dell’umanità, allungando l’arco della giusta età  che Iddio pose in centovent’anni, per ritornare alle stesse condizioni della creazione.
Passiamo a interpretare con l’aiuto divino, il verso tre, nel quale non capiamo cosa il Signore, vuole dirci con la frase che non avrebbe permesso che il Suo Spirito rimanesse sempre nell’uomo. Il Signore fa comprendere, che gli angeli avendo natura divina, avrebbero seguentemente trasmesso agli uomini lo Spirito di Dio, ma tutto ciò avrebbe portato a uno squilibrio temporale, sia a causa dell’avvento di una generazione più evoluta sia più longeva, essendo lo Spirito di Dio, con loro. Questo avrebbe portato un allungamento dei tempi e il progetto divino sull’umanità non sarebbe stato uniforme, perché la parte di progenie semidivina, avrebbe rallentato, il processo del piano di Dio. Così, quando il Signore decise di fermare l’afflusso degli angeli negli uomini, nello stesso tempo limitò la vita dell’uomo.
Non fu a castigo per l’uomo, ma per amore. In questo modo, abbreviando la vita, Dio, accelerò il tempo per la venuta di Cristo e quindi la salvezza per l’uomo. Sempre in riguardo dei giganti, leggendo diverse traduzioni della Bibbia mi è capitato di leggere[1] “Good News Bible” di versione inglese, ed al verso 2 del cap.6, è scritto:” some of the supernatural beings” il quale, tradotto si riferisce proprio agli angeli. Questa interpretazione considera che lo Spirito di Dio abbia voluto modificare la libera scelta degli angeli. Gli angeli hanno poteri di incarnarsi nell’uomo, come l’angelo che parlò agli apostoli, nei fatti degli Apostoli 1:11 Questo è Gesù che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo.
Dio, sia sempre lodato.




[1]Good News Bible, British Edition 1976 pag. 9 “The wickedness of Mankind”