Genesi
37. Giuseppe fu venduto, solo, dai fratelli? Famosa, è la storia di Giuseppe
che sto per raccontare. Durante il percorso, scopriremo alcuni aspetti
inconsueti che, certamente, susciteranno perplessità nel nostro cuore e
conoscere, attraverso le vicende, come una relazione familiare possa trasformarsi
in tragedia e poi, per mano di Dio, in benedizione. Sappiamo, che Giuseppe,
all’età di diciassette anni, aveva ricevuto da Dio il dono di interpretare i
sogni. Per questo motivo Giacobbe gli offriva un particolare amore, ma anche
perché era il figlio venuto alla luce da Rachele durante la sua vecchiaia.
Genesi 37:4 I suoi fratelli vedevano in lui un
antagonista che usurpava tutto l’amore del padre lasciando per loro poca cosa. L’odio
dei fratelli verso Giuseppe si accrebbe ancora di più quando un giorno raccontò
di avere sognato, Genesi 37:7, dei covoni in mezzo ai campi e ecco che il suo covone si alzò e restò diritto mentre i loro covoni
si radunarono intorno al suo e gli s’inchinarono davanti. Il ragazzo, nella sua
ingenuità, non s’immaginava che quello che raccontava potesse creare del
risentimento nei suoi fratelli. Più grave era il momento, quando questi sogni
si avveravano. Si era creata una certa psicosi in loro, che non appena il
ragazzo rivelava un sogno, produceva un effetto dirompente nella famiglia, ora
di gioia ora d’invidia. Tuttavia, la relazione di Giuseppe e dei suoi fratelli,
si cominciò a incrinane maggiormente quando egli raccontò un altro sogno che
aveva fatto, Genesi 37:9, dicendo: «Ho
fatto un altro sogno! Il sole, la luna e undici stelle s’inchinavano davanti a
me» Genesi 37:10 Egli lo raccontò dopo
a suo padre, il quale lo sgridò e gli disse: «Che significa questo sogno che
hai fatto? Dovremo dunque io, tua madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci
fino a terra davanti a te?
Come si può intuire le cose si
mettevano male per Giuseppe e di seguito vediamo il perché. Quelle parole dette
da suo padre - dovremmo dunque io, tua
madre e i tuoi fratelli venire a inchinarci fino a terra davanti a te?- non
sono da sottovalutarle, anzi, se i fratelli mormorando, perpetravano come farlo
scomparire dalla famiglia, diverso e altrettanto tragico fu il piano di
Giacobbe. Da questo momento, diciamo che inizia il piano di Dio. Seguendo i fatti, ci accorgiamo che il comportamento
di Giacobbe segnerà una svolta decisiva all’accadimento delle vicende. Nell’occasione
che i fratelli erano andati a Sichem per pascolare il gregge, Giacobbe, mette
in atto il suo piano, Genesi 37:14
Israele gli disse: «Va’ a vedere
se i tuoi fratelli stanno bene e se tutto procede bene con il gregge; poi torna
a dirmelo». Così, mandò Giuseppe dalla valle di Ebron fino a Sichem[1]. Consideriamo,
ora, questa decisone.
Giacobbe, pur amando Giuseppe più
degli altri figli e sapendo che Dio era con lui, pose in essere un temerario
piano quello di mandare suo figlio, a piedi, appena diciassette anni a Sichem, distante
dal luogo di residenza, circa 100 km, col rischio che il ragazzo poteva essere
sbranato da un leone o da altra fiera e con la probabilità di essere anche adottato
come schiavo, dalle carovane in transito. Immaginiamo cosa avrà detto Israele.
Se è come dici, il sole e la luna e le stelle si piegheranno a te, vediamo se
ti metto di fronte al pericolo, Dio è con te. Per rincarare il fardello,
Giuseppe ebbe l’ordine di ritornare da solo per portargli la notizia se i suoi
fratelli stavano bene, non avendogli almeno suggerito, di tornare a casa con i
suoi fratelli. Dai fatti si deduce, quindi, che il piano non era quello di
vedere se i suoi fratelli stavano bene, ma era quel temerario che mai avrebbe dovuto
avere un buon padre di famiglia. Infatti, in seguito, quando Giacobbe vide che gli
altri figli portarono il mantello insanguinato di Giuseppe, egli cominciò a
sentirsi in colpa e si strappò i vestiti e fremeva dentro di se e pianse per
lungo tempo. Genesi 37:34 Allora Giacobbe si stracciò le vesti,
indossò il sacco, e fece cordoglio di
suo figlio Giuseppe, per molti giorni. Ecco, che nella sua espressione di
dolore era nascosto il senso di colpa per quello che aveva orchestrato. Così,
non si dava pace per il dolore di avere perso il figlio amato, ma anche al
pensiero di avere tentato, Dio.
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