Tralasciando i fatti, che intercorrono prima di essere condotto in
Egitto, cerchiamo di esaminare quanto la fede di Giuseppe verso Dio fosse solida.
Sebbene nella sua tenera età già sentisse la presenza di Dio, attraverso l’interpretazione
dei sogni, pur non mancò di discorarsi dalla fede.
Con un’attenta osservazione intravediamo alcune difformità della sua condotta
nei riguardi di Dio, proprio quando avrebbe dovuto onorarlo di più. L’inizio
della sua permanenza in Egitto, sembra essere piena di situazioni confuse e
misteriose, perché essendo egli stato acquistato da Potifar, capo della guardia
del faraone, come schiavo fu assunto, per meriti della sua intelligenza, come
maggiordomo nella sua casa e anche perché l’alto ministro si accorse che tutto
quello che faceva Giuseppe gli riusciva bene e che il Signore era con lui.
Genesi 39:3 Il suo padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il SIGNORE gli
faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva. Se Potifar, si
accorse che il Signore era con Giuseppe, dobbiamo affermare che gli Egiziani o
gran parte di essi conoscevano Dio. Tralasciando i fatti che seguono, analizziamo
il periodo in cui egli fu in prigione. In Genesi cap.40, narra i fatti in cui Giuseppe,
nell’interpretare i sogni dei due personaggi, parla un linguaggio diverso da
quello che usualmente pronunciava lodando Dio. Egli dice: ……Non è
forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? In questa frase si
evidenzia una fede salda verso il Signore. Le cose cambiano, però, quando il
coppiere sta per uscire dalla prigione, perché Giuseppe, dice: se quando sarai felice, ti vorrai ricordare
che io sono stato con te, fammi questo favore, parla di me al faraone e fammi
uscire da questa casa. Giuseppe non pone il suo avvenire a Dio, ma all’uomo.
Per questo fatto sembra che Dio permetta che il coppiere si dimentichi di
Giuseppe e che egli rimanga altri due anni in prigione. In questi due anni il
giovane, riflette su come Dio non gli abbia concesso l’opportunità di essere liberato.
Così, egli cresce spiritualmente e nella riflessione di ciò che abbia detto,
egli matura e scopre che il suo parlare non corrispose alla volontà di Dio. Dopo
che il tempo fu maturo, il Signore, fece che il coppiere si ricordasse di
Giuseppe in relazione ad un sogno che aveva avuto il faraone.
Fu così, convocato nella corte e gli fu chiesto di interpretare il sogno
del faraone. Qui, vediamo il giovane cresciuto, sia in età sia in fede,
infatti, la prima cosa che dice: Genesi 41:16 Non io, ma Dio, darà la risposta per la salute del faraone. Ecco il
giovane diventato maturo ha messo Dio in primo posto, affermando che non è più
lui, ma è Dio che opera. Non solo, ma continua, al verso 41:25 ……..quello che Dio sta per fare lo ha indicato
al faraone. Ed ancora ripete, nel verso 41: 28 …quanto Dio sta per fare, l’ha manifestato al faraone. E ancora al
verso, 41:32 ..che la cosa è decisa da
Dio, e che Dio si affretta a eseguirla.
Ecco che ora, Giuseppe è nel favore di Dio. Il Signore manda a Giuseppe
per bocca del faraone, la conferma del suo favore, al verso 41:38 Potremmo trovare un uomo come questo in cui sia lo spirito di Dio? Così Dio
lo alza al più alto rango dopo il faraone. Giuseppe non crede ai suoi occhi e
alle sue orecchie. Dio è veramente grande e da quel momento egli lo riconosce e
lo loda. Durante le pratiche dell’amministrazione fu fedelissimo servitore del
Signore, tale che Dio fece avverare il sogno del sole, della luna e delle
stelle. Come sappiamo tutta la sua famiglia e tutto il suo popolo, vennero ai
suoi piedi. Sono stati ospitati in Egitto, con apprezzamenti e onori da parte
del faraone, il quale pensò, che se Dio benedicesse Giuseppe, per certo lo avrebbe
fatto anche all’Egitto.
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