martedì, giugno 16, 2015

CAINO UCCIDE ABELE





Genesi 4:4 Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta. Se il peccato uccide il peccatore, vediamo in questo singolare caso e di seguito fino ai nostri giorni, l’uomo è canale operoso di sciagura anche per l’innocente. Caino, essendo più anziano e più competente del fratello si dedicò a fare l’agricoltore, mentre Abele, più giovane e meno esperto, fu pastore. I due già erano a conoscenza del dovere dell’offerta, perché nel Giardino i loro genitori parlavano con Dio.
Il fatto che Caino non accettò la scelta di Dio, lo attribuì a un’offesa discriminatoria con la conseguenza che, quel sentimento gli offuscò la ragione e la capacità di risolvere i propri problemi della vita, perché, se pur la scelta di Dio si volse su Abele, non significò che l’offerta di Caino non fosse stata considerata nelle grazie del Signore. Questo risentimento in Caino scaturisce dal fatto che Dio dice che egli è un Dio geloso. La gelosia innata in Caino non è altro, allora, che la proiezione del carattere divino nella natura intrinseca dell’uomo. Per questo, Dio, non lo incolpa ma lo persuade e lo consola con l’insegnamento. E’, invece, per la sua estrema reazione contro il fratello innocente, che Dio gli sanziona la condanna.
Se Dio gli fece una morale per farlo sviare dalla sua gelosia, significa che l’uomo era già maturo per discernere la rettitudine. Questa sua eccessiva reazione di uccidere il fratello, gli rese l’estromissione dal Giardino e dai suoi genitori, perché divenne né degno né affidabile. Se la gelosia, di quello che sappiamo dalle Sacre Scritture, è gestita con divino equilibrio nel carattere di Dio, nell’uomo ha effetto accecante, potendolo condurre anche all’autodistruzione.
Il pentimento di Caino fu una giustificazione smascherata, un’autodifesa senza supporto logico e piuttosto, insignificante, coperto da una coltre di spine e d’indiretto perdono, dando un avvertimento ai posteri, di non cadere in quel suo steso misfatto. Dio, rivelando questo amaro fatto ha voluto dare un ammonimento agli uomini che nessuno si macchi di questo misfatto, perché sarà condannato, dovesse essere l’ultimo uomo rimasto al mondo.       
Genesi 4:25 …ella partorì un figliuolo, e gli pose nome Set; perciocché, disse ella, Iddio mi ha riposta un’altra progenie in luogo di Abele, che Caino ha ucciso. Un paradosso irrisolto fino a oggi, come il giusto possa essere tolto dalla scena del destino umano, in così breve tempo, mentre Dio sembra essere spettatore di questo squilibrio della natura.
Se tutto ha uno scopo nella vita, l’uomo si ribella a questa regola divina che permetta che succeda l’impensabile contro l’innocente. Se la morte di Abele ha prodotto nel cuore dell’uomo un impatto perpetuo, Abele stesso, pur sapendolo ex ante, che la sua morte avrebbe aperto alla nuova generazione di Set, avrebbe lo stesso accettato, la morte per il bene dell’umanità, così pure il giusto Gesù, accettò la morte per salvare tutti. E come Set rappresentò la nuova generazione che avrebbe portato i natali al Salvatore del mondo, la morte di Gesù permetterà il suo ritorno in gloria, che altro non è, che il corrispondente Set che è venuto dopo portando lo spirito di Abele. Tutto questo deve farci riflettere sugli avvenimenti che sconvolgono i giusti e gli innocenti e accettare che il loro sacrificio, non sia stato vano, perché pensando, diversamente, si sminuirebbe la potenza di Dio. E proprio se si pensa che vi sia ingiustizia o temerarietà divina, quel pensiero deve essere contrastato dando logo alla possibilità di favorire il prossimo Set. Così come Abele ha avuto un posto nel destino umano, ognuno di noi, favorendo il prossimo, otterrà un posto nei piani di Dio.  
Pace e fede nel Signore


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