Genesi 4:4 Abele offrì anch’egli
dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore
Abele e la sua offerta. Se il peccato uccide il peccatore, vediamo in
questo singolare caso e di seguito fino ai nostri giorni, l’uomo è canale
operoso di sciagura anche per l’innocente. Caino, essendo più anziano e più
competente del fratello si dedicò a fare l’agricoltore, mentre Abele, più
giovane e meno esperto, fu pastore. I due già erano a conoscenza del dovere
dell’offerta, perché nel Giardino i loro genitori parlavano con Dio.
Il fatto che Caino non accettò la scelta di Dio, lo attribuì a un’offesa
discriminatoria con la conseguenza che, quel sentimento gli offuscò la ragione
e la capacità di risolvere i propri problemi della vita, perché, se pur la
scelta di Dio si volse su Abele, non significò che l’offerta di Caino non fosse
stata considerata nelle grazie del Signore. Questo risentimento in Caino scaturisce
dal fatto che Dio dice che egli è un Dio geloso. La gelosia innata in Caino non
è altro, allora, che la proiezione del carattere divino nella natura intrinseca
dell’uomo. Per questo, Dio, non lo incolpa ma lo persuade e lo consola con l’insegnamento.
E’, invece, per la sua estrema reazione contro il fratello innocente, che Dio gli
sanziona la condanna.
Se Dio gli fece una morale per farlo sviare dalla sua gelosia, significa
che l’uomo era già maturo per discernere la rettitudine. Questa sua eccessiva
reazione di uccidere il fratello, gli rese l’estromissione dal Giardino e dai
suoi genitori, perché divenne né degno né affidabile. Se la gelosia, di quello
che sappiamo dalle Sacre Scritture, è gestita con divino equilibrio nel
carattere di Dio, nell’uomo ha effetto accecante, potendolo condurre anche all’autodistruzione.
Il pentimento di Caino fu una giustificazione smascherata, un’autodifesa
senza supporto logico e piuttosto, insignificante, coperto da una coltre di
spine e d’indiretto perdono, dando un avvertimento ai posteri, di non cadere in
quel suo steso misfatto. Dio, rivelando questo amaro fatto ha voluto dare un
ammonimento agli uomini che nessuno si macchi di questo misfatto, perché sarà
condannato, dovesse essere l’ultimo uomo rimasto al mondo.
Genesi 4:25 …ella partorì un
figliuolo, e gli pose nome Set; perciocché, disse ella, Iddio mi ha riposta
un’altra progenie in luogo di Abele, che Caino ha ucciso. Un paradosso
irrisolto fino a oggi, come il giusto possa essere tolto dalla scena del
destino umano, in così breve tempo, mentre Dio sembra essere spettatore di
questo squilibrio della natura.
Se tutto ha uno scopo nella vita, l’uomo si ribella a questa regola
divina che permetta che succeda l’impensabile contro l’innocente. Se la morte
di Abele ha prodotto nel cuore dell’uomo un impatto perpetuo, Abele stesso, pur
sapendolo ex ante, che la sua morte avrebbe aperto alla nuova generazione di
Set, avrebbe lo stesso accettato, la morte per il bene dell’umanità, così pure il
giusto Gesù, accettò la morte per salvare tutti. E come Set rappresentò la
nuova generazione che avrebbe portato i natali al Salvatore del mondo, la morte
di Gesù permetterà il suo ritorno in gloria, che altro non è, che il corrispondente
Set che è venuto dopo portando lo spirito di Abele. Tutto questo deve farci
riflettere sugli avvenimenti che sconvolgono i giusti e gli innocenti e accettare
che il loro sacrificio, non sia stato vano, perché pensando, diversamente, si sminuirebbe
la potenza di Dio. E proprio se si pensa che vi sia ingiustizia o temerarietà
divina, quel pensiero deve essere contrastato dando logo alla possibilità di favorire
il prossimo Set. Così come Abele ha avuto un posto nel destino umano, ognuno di
noi, favorendo il prossimo, otterrà un posto nei piani di Dio.
Pace e fede nel Signore
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