Pilato, Ponzio (lat. Pontius Pilatus).
- Procuratore romano nel quintodecimo dell’imperio di Tiberio Cesare, sec. 1º
della Giudea, il quinto tra quelli che dal 6 d. C. Egli è succeduto a Valerio
Grato il 26 d. C. e fu considerato come uomo senza riguardi, implacabile e
ostinato. Nelle Sacre Scritture è descritto come personaggio indeciso e
complesso nel suo carattere. Per un lampo di tempo ha rappresentato l’ago della
bilancia sulla vita o morte di Gesù, essendo che il giudizio è scaduto sui
gentili e l’accusa sul popolo di Dio. Matteo
27:13 Allora Pilato gli disse: Non odi tu quante cose testimoniano contro a
te?
Sembra
che Pilato provi per Gesù un senso di bontà lasciandogli la possibilità di confermare
la sua identità e così liberalo, anche se ciò avrebbe comportato contrastato nel
senso del suo dovere, verso Cesare. In realtà non rivela questa sua volontà e prosegue
come se il giudizio da dare a Gesù, fosse un normale caso. Egli mostra,
implicitamente un aspetto sentimentale facendo valere nel suo cuore la tendenza
di una riconciliazione e quindi l’apertura a un’assoluzione perché il fatto non
costituisce reato. Non riesce a convincere, però, il popolo, poiché massiccia,
è la provocazione per l’ottenimento del verdetto di condanna. Nel suo stato
confuso viene a essere distratto anche da una rivelazione avuta in sogno da sua
moglie che turbata lo mette in guardia di non intromettersi sull’affare
“Gesù”. Pilato, è veramente disordinato e
sebbene il suo cuore gli dica che Gesù è innocente, non sa come comportarsi.
Matteo
27:13 Allora Pilato gli disse: Non odi tu quante cose testimoniano contro a
te?
Pilato,
invece di dire al popolo dove stanno le prove dell’accusa, considerò la
diffamazione a Gesù, una prova, per il motivo che il popolo fosse testimone dei
fatti, ma in effetti, le prove tangibili per giudicare il Messia, non
c’erano. Matteo 27:22 Pilato
disse loro: Che farò dunque di Gesù, detto Cristo? Tutti gli dissero: Sia
crocefisso. La sua incapacità di giudicare raggiunse l’apice dell’incompetenza,
quando, come giudice, dice al popolo cosa deve fare dell’imputato. E’ evidente
che Egli, se satana dominava la scena, sia stato sotto influenza del nemico e
che, suo malgrado, fosse in sua balia da non potere attuare il suo corretto
giudizio. La sua soccombenza si aggrava quando ordina e fa eseguire le torture
e seviziare Gesù dai suoi soldati. Proprio quest’azione lo rende colpevole di
omissione per non aver proclamato un giusto giudizio. Se Giuda, nel momento in
cui gli fu affidata la massima fiducia, tradì Gesù e per quel gesto, egli si
pentì e ancora giudicò se stesso impiccandosi, possa ricevere perdono da Dio,
come furono perdonate le due città, Tiro e Sidone, non lo sarà Pilato che pur
avendo l’autorità di assolvere Gesù, lasciò che lo uccidessero. Egli, potrebbe
ricevere una severa condanna come l’ebbe il fico che non diede frutto al
Signore nel momento della sua richiesta.
Matteo
27:24 E Pilato, ………….., prese dell’acqua,
e si lavò le mani nel cospetto della moltitudine, dicendo: Io sono innocente
del sangue di questo giusto; pensatevi voi. Tuttavia, considerando che Pilato
fosse un gentile, che non conosceva Dio, potrebbe a sua volontà non essere
punito ed essere posto tra quelli giudicati senza la Legge. Dio lo sa. Resta,
certamente, un personaggio indecifrabile che solo Dio può giudicarlo. Se il suo
comportamento può considerarsi eccezionale, dobbiamo pensare che l’uomo in
genere, se avesse dovuto formulare il proprio giudizio con congetture
razionali, avrebbe perdonato certamente Gesù, per tutto il bene che ha fatto,
ma dovevano esserci un Pilato e un Giuda per arrivare ala grazia della salvezza
che Dio ha voluto dare a tutti quelli che seguono le vie del suo Figliolo Gesù.
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