martedì, dicembre 15, 2015

IL VERDETTO DI PILATO




Pilato, Ponzio (lat. Pontius Pilatus). - Procuratore romano nel quintodecimo dell’imperio di Tiberio Cesare, sec. 1º della Giudea, il quinto tra quelli che dal 6 d. C. Egli è succeduto a Valerio Grato il 26 d. C. e fu considerato come uomo senza riguardi, implacabile e ostinato. Nelle Sacre Scritture è descritto come personaggio indeciso e complesso nel suo carattere. Per un lampo di tempo ha rappresentato l’ago della bilancia sulla vita o morte di Gesù, essendo che il giudizio è scaduto sui gentili e l’accusa sul popolo di Dio.  Matteo 27:13  Allora Pilato gli disse: Non odi tu quante cose testimoniano contro a te?
Sembra che Pilato provi per Gesù un senso di bontà lasciandogli la possibilità di confermare la sua identità e così liberalo, anche se ciò avrebbe comportato contrastato nel senso del suo dovere, verso Cesare. In realtà non rivela questa sua volontà e prosegue come se il giudizio da dare a Gesù, fosse un normale caso. Egli mostra, implicitamente un aspetto sentimentale facendo valere nel suo cuore la tendenza di una riconciliazione e quindi l’apertura a un’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Non riesce a convincere, però, il popolo, poiché massiccia, è la provocazione per l’ottenimento del verdetto di condanna. Nel suo stato confuso viene a essere distratto anche da una rivelazione avuta in sogno da sua moglie che turbata lo mette in guardia di non intromettersi sull’affare “Gesù”.  Pilato, è veramente disordinato e sebbene il suo cuore gli dica che Gesù è innocente, non sa come comportarsi.
Matteo 27:13  Allora Pilato gli disse: Non odi tu quante cose testimoniano contro a te?
Pilato, invece di dire al popolo dove stanno le prove dell’accusa, considerò la diffamazione a Gesù, una prova, per il motivo che il popolo fosse testimone dei fatti, ma in effetti, le prove tangibili per giudicare il Messia, non c’erano.  Matteo 27:22  Pilato disse loro: Che farò dunque di Gesù, detto Cristo? Tutti gli dissero: Sia crocefisso. La sua incapacità di giudicare raggiunse l’apice dell’incompetenza, quando, come giudice, dice al popolo cosa deve fare dell’imputato. E’ evidente che Egli, se satana dominava la scena, sia stato sotto influenza del nemico e che, suo malgrado, fosse in sua balia da non potere attuare il suo corretto giudizio. La sua soccombenza si aggrava quando ordina e fa eseguire le torture e seviziare Gesù dai suoi soldati. Proprio quest’azione lo rende colpevole di omissione per non aver proclamato un giusto giudizio. Se Giuda, nel momento in cui gli fu affidata la massima fiducia, tradì Gesù e per quel gesto, egli si pentì e ancora giudicò se stesso impiccandosi, possa ricevere perdono da Dio, come furono perdonate le due città, Tiro e Sidone, non lo sarà Pilato che pur avendo l’autorità di assolvere Gesù, lasciò che lo uccidessero. Egli, potrebbe ricevere una severa condanna come l’ebbe il fico che non diede frutto al Signore nel momento della sua richiesta.
Matteo 27:24 E Pilato, ………….., prese dell’acqua, e si lavò le mani nel cospetto della moltitudine, dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensatevi voi. Tuttavia, considerando che Pilato fosse un gentile, che non conosceva Dio, potrebbe a sua volontà non essere punito ed essere posto tra quelli giudicati senza la Legge. Dio lo sa. Resta, certamente, un personaggio indecifrabile che solo Dio può giudicarlo. Se il suo comportamento può considerarsi eccezionale, dobbiamo pensare che l’uomo in genere, se avesse dovuto formulare il proprio giudizio con congetture razionali, avrebbe perdonato certamente Gesù, per tutto il bene che ha fatto, ma dovevano esserci un Pilato e un Giuda per arrivare ala grazia della salvezza che Dio ha voluto dare a tutti quelli che seguono le vie del suo Figliolo Gesù.



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