giovedì, gennaio 14, 2016

GLI OPERAI DELLA VIGNA



 Nel capitolo venti di Matteo, Gesù ci pone di fronte a una parabola di difficile convinzione, riguardante un datore che ha dato lo stesso valore monetario alle meno ore di lavoro di certi operai su attività eseguite nella sua vigna.  E’ nella logica della natura umana, confermata dalla costituzione e dalla legge ordinaria che chi lavora di più, guadagna di più e che sarebbe considerata ingiustizia se a pari ore lavorative, un operaio con le stesse mansioni, guadagnerebbe meno di un altro. Sul rapporto di lavoro si pone un problema tra il diritto alla retribuzione uguale a un altro della stessa mansione, come per legge, e la facoltà del datore nel disporre del suo, per la stessa legge.
Matteo 20:12 Questi ultimi han lavorato solo un’ora, e tu li hai fatti pari a noi, che abbiam portata la gravezza del dì, e l’arsura.
Osserviamo che la facoltà del datore, di dare un premio a un lavoratore, senza intaccare la retribuzione di un atro, produce un rancore difficilmente sanabile. La stessa difficoltà era già presente ai tempi biblici, in cui Gesù in una parabola, paragonando il regno di Dio al sistema d’impiego umano, il datore diede del suo, come egli volle senza che abbia diminuito la retribuzione dell’altro.  Gesù, espone la parabola degli operai per mostrare la similitudine al regno di Dio, e ciò, non vuol dire che è uguale al sistema terreno. L’attività degli operai nelle diverse ore non si riferisce, per il regno di Dio, al tempo di lavoro ma alla durata della conversione dell’uomo a Dio.
Se uno si è convertito a Dio fin dalla tenera età e un altro si converte nella vecchiaia, entrambi avranno uguale grazia, perché tutti siamo uguali, di fronte a Dio. Ecco che nella parabola, Gesù dice che gli ultimi saranno i primi. Sarebbe come se dicesse, che gli ultimi convertiti saranno trattati alla stessa stregua dei primi.   
Matteo 20:15 Non mi è egli lecito di far ciò che io voglio del mio? l’occhio tuo è egli maligno, perciocché io son buono
 Su quanto è stato esposto, nessuno dirà a Dio, io mi sono convertito prima del mio fratello, perché tu avvantaggi lui più di me? Altrimenti, ci troveremmo di fronte allo stesso misfatto di quando Caino si lamentò, perché Dio guardò di più il sacrificio di Abele. Questo principio fu compreso dagli apostoli quando gli fu, da Gesù, imposto di andare umili nelle Castelle, e che pur avendo da vantarsi per essere i primi, si resero ultimi, come servitori di tutti. 
Che si riceva ciò che sarà convenevole, senza che alcuno guardi il proprio interesse non scorgendo la buona causa del risultato. Quanto alla frase che gli ultimi saranno i primi, da questo insegnamento, si ricava che i primi possono non essere solo i vanitosi di cui spesso si fa riferimento ma che fra i primi di buon cuore vi siano anche gli ultimi dello stesso tenore di cuore.  
Matteo 19:30 Ma molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi.
Infatti, dice molti primi e non tutti i primi. Ecco che è importante essere di animo umile e che ultimo o primo Gesù sa a chi far grazia, poiché è il cuore che Egli guarda. In questo mondo siamo tutti operai che siamo chiamati nelle diverse ore, da Dio e, il nostro lavoro, che rappresenta l’opera nostra, sarà valutato secondo la sua divina giustizia. Saremo ripagati e nessuno avrà motivo di eccepire alcuna cosa perché quella giustizia corrisponde a quella che noi stessi avremmo voluto.