Matteo
26:29 Ed io vi dico, che da ora in poi io non berrò più di questo frutto
della vigna fino a quel giorno in cui io lo berrò nuovo con voi nel regno del
Padre mio.
Possiamo
definire il convito, come la radunanza di un certo numero di persone che celebrano
un anniversario con sentimenti di gioia. Non sempre, però, esso raffigura una
radunanza allegra, poiché nel caso di quella organizzata da Gesù, ultima cena, è stata quella di un
convito di dolore. In quella riunione si sono verificati in Gesù, due
sentimenti, uno di soddisfazione per avere portato a termine il suo ministero rimanendo
indelebile fino la fine del mondo, l’altro di angoscia, vedendosi avvicinare
l’ora del suo sacrificio. Con sacralità, Egli fa disporre le vivande e si cura che
la disposizione degli apostoli, come per suo conforto, fosse disposta attorno
alla sua persona. Gesù, ha fatto preparare un cibo di pane e vino, semplice e rituale,
di riferimento eterno, poiché lo stesso sarà consumato nel suo regno quando
saremo con Lui. Le sue parole espresse con sacralità, confermano la sua promessa
che racchiude l’evolversi degli eventi. Egli si sedette a centro, come per
raffigurare la sorgente di vita per l’uno e l’altro fronte dell’umanità, per i
buoni e i peccatori e sebbene, Egli è il Creatore, che regge le sorti del creato,
ora deve offrire il suo sangue per salvarlo. Gesù, certo, avrebbe avuto molto di
gioire in terra e in cielo, tuttavia in quel momento, pensò che la sua discesa non
sia stata, una gita di piacere ma di sacrificio. Così in stretto raccoglimento,
conferma che il frutto della vigna che ha offerto agli apostoli, Egli non lo
berrà, fino a quando non saremo nuovamente con Lui. Il suo ministero non è stato
la missione di un eroe, ma quella di un Dio, che regge nelle sue mani il funzionamento
dell’universo. Egli istruisce gli apostoli di commemorare periodicamente quella
cena, mangiando il pane e bere il vino in memoria di Lui. Se è necessario per l’uomo,
ricordare tutte le cose che Gesù disse e fece durante il suo ministero, ancor
di più il compito è lasciato agli uomini di celebrare l’ultima cena, fermamente
ricordata da Cristo. Essa ha un intrinseco valore spirituale di collegare l’animus degli uomini a quello di Gesù,
mantenendo costante la promessa e vivo, l’amore di Dio a salvare l’umanità. Non
fu poca cosa che Egli spezzò il pane, poiché, il quel momento stava spezzando
il suo corpo e nel distribuirlo dava agli apostoli il suo amore in forma
corporale, ed esso era solido, come la sua realtà di vita e di potenza. Quando si
apprestò a dare il calice con il vino, espresse il più alto significato spirituale,
essendo che era il suo sangue che distribuiva e in esso vi è vita, poiché, fino
ad oggi scorre per salvare e donare vita a chi, vita non ha. Non conoscendo
Dio, l’uomo non può vantarsi di avere vita su questa terra, perché respira e si
muove e invecchia, poiché questo stato di esistenza non si riferisce alla vita,
ma alla sopravvivenza, e la vita è sola quella che s’intente eterna ed è in
Gesù. Vi sono diversi conviti narrati nelle Sacre Scritture, ma questo è il più
importante, anzi l’unico di cui l’uomo deve farne memoria e osservanza. Questo convito
è l’anello di collegamento che lega Gesù al mondo e la rimembranza della
celebrazione del preludio di sacrificio, collega l’uomo credente a Lui, fino al
suo ritorno. Da esso è nata una nuova alleanza ove è confermata la promessa di
Gesù che non lascerà la creatura ritornare polvere, poiché Dio ha deciso di portarla
nel suo Regno, come gioia del creato. Cos’è l’uomo che tu ne faccia memoria? Salmi
8:4 che
cosa è l’uomo, perché te ne ricordi, e il figlio dell’uomo, perché lo visiti?
Perché un fiore, bellezza della natura
morir dovrebbe e ancor l’uomo gioia del creato? Il convito sarà celebrato di
nuovo nel regno divino, esso sarà la cerimonia ufficiale della conciliazione
tra l’uomo e Dio e la cognizione che l’uomo è stato salvato miracolosamente
dalla morte certa, e che quest’ultima, lo avrebbe portato a essere solo materia
ma Dio non avrebbe mai permesso che la creatura formata dalle sue stesse mani,
sarebbe divenuta parte del nulla. Il convito,
come una famiglia riunita a tavola, ci lega al Padre, e da questa dimostrazione
l’uomo non deve discostarsi ne perdere la speranza di essere abbandonato in un
universo senza fine, ma egli ha un legame intimo e familiare col Creatore.
Pace e
fede nel Signore
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