Quando un
uomo è abbandonato dai suoi cari o dagli amici, può risolvere di isolarsi, divenendo
un soggetto, che pur vivendo nella società, ne è totalmente fuori. All'istante,
egli realizza la realtà della propria esistenza, come se fosse in un deserto.
Queste, forse sono state le sensazioni, di Adamo quando fu cacciato dall’Eden.
Genesi 3:24 Così egli cacciò l’uomo, e
pose dei Cherubini davanti al giardino di Eden… Se, di cuore, Adamo si fosse
sentito abbandonato da Dio, egli avrebbe commesso un errore, poiché, non avrebbe
sopravvissuto nel mezzo di un mondo selvaggio e senza protezione. Dio non ha
abbandonato nemmeno Caino, tuttavia, non mancano esempi in cui Dio abbia
abbandonato l’uomo e per fino un suo eletto. Il motivo sta nel fatto che,
l’azione di abbandono non è mai partita unilateralmente da Dio, ma che in
seguito ad una situazione avversa, creata dall’uomo, Dio ha agito. Non è stato
così, forse fu l’unico caso, in cui Dio ha agito di sua iniziativa, quando Gesù
è morto sulla croce, che in quel momento, Egli, abbia permesso l’esecuzione,
sebbene Gesù abbia gridato aiuto. Quest’avvenimento, apre uno scenario di
dimensione divina, e la ragione è insufficiente a valutare i motivi, forse essi
si possono ipotizzare, ma non certo identificare. Un tentativo sprona il
desiderio di provare a spiegare qualche ipotesi, esso ci porta a considerare
che in Gesù siano incluse, due personalità, quella umana e quella divina. Quella
umana si scorge, marcatamente, nella prima preghiera di Gesù nel giardino di
Getzemani, ove sommessamente e con sudore e grumoli di sangue, chiese al Padre,
se potesse allontanargli quel calice, altrimenti la sua volontà sarebbe stata
fatta. Questo è il primo abbandono che prova il Figlio di Dio, senza un
riscontro o una risposta diretta. La seconda manifestazione umana si ha quando Gesù
è in croce, prossimo alla morte, non si limita alla preghiera, come ha fatto
nel giardino di Getzemani, ma con profondo dolore e in modo straziante, dice Padre,
perché mi hai abbandonato? La resistenza umana, anche se di seme divino, cede
alla forza del male, ma sopportata dallo spirito di Dio, ne diviene divinamente
grande e infinitamente resistente, poiché, Dio è presente. Quale significato
possiamo trarre dal silenzio di Dio al grido disperato di Gesù?
Se Dio
fermò Abramo, prima di sacrificare suo figlio, chi avrebbe fermato Dio nel
momento dell’esecuzione di Gesù? Nessuno. La differenza sta nel fatto che
Isacco nell’attimo prima di essere ucciso, Dio gli risparmiò la vita, senza
fargli assaporare la morte. Gesù, invece, ha assaporato il decesso per poi Dio
risuscitarlo in carne, mostrando la superiorità divina agli uomini e la sua
potenza di vincere la morte. L’uomo può così vedere in Gesù, il vincitore che,
nonostante abbia gridato di essere stato abbandonato, ha vinto la morte. 1 Corinti 15:55. Oh morte, dov’è il tuo
dardo? Oh inferno, dov’è la tua vittoria? Se dovesse sembrare, che Dio abbia
abbandonato Gesù, opponendogli il silenzio, Egli aveva già deciso di alzarlo in
gloria. Filippesi 2:9 Perciò anche Dio lo ha sovranamente
innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome. Da ciò
dedotto, ci chiediamo, può l’uomo in punto di morte ripetere le stesse parole
che Gesù pronunciò al Padre? No, poiché, diverso è il rapporto tra Gesù e Dio,
da quello dell’uomo. La creatura deve
chiedere, nel momento della distretta, pietà a Dio, e solo se a Lui aggrada,
farà grazia con la sua mano forte e potente a liberare, in qualsiasi momento
chi gli chiede aiuto e pietà.
Pace e
fede nel Signore
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