Matteo cap. 8:6 Signore, il mio
famiglio giace in casa paralitico, gravemente tormentato. 7 E Gesù gli disse:
Io verrò, e lo sanerò. Se queste parole possono essere generalizzate per
l’uomo che vive e soffre in questa terra, allora, la risposta di Gesù
rispecchia la consapevolezza che Egli verrà per sanare l’umanità e poi salvarla.
La sua condizione iniziale, di anima vivente, ci dice che l’uomo aveva una perfetta
vivibilità sulla terra e un integro rapporto col divino che, non di rado, Dio stesso
lo incontrava per discutere con lui. I fatti che si sono susseguiti, ben
conosciuti da tutti, a torto o a ragione hanno portato l’uomo a essere vittima del
male che regna in questo mondo. Tuttavia, è da fare una considerazione di fatto
che, se nella fase iniziale, quando l’uomo viveva nel Giardino dell’Eden, il
male non era presente, poiché, Dio aveva presentato ad Adamo il limite della
sua libertà, che era quello, di non mangiare il frutto della conoscenza del bene
e del male, lo status, sarebbe rimasto in tal modo, se Adamo non fosse caduto
in peccato, cioè, se egli non avesse disubbidito al comando di Dio. In effetti,
nell’avvertimento del suo limite d’azione, non gli fu fatto alcun riferimento dell’insidia
che presto lo avrebbe colpito. Infatti, se uno fu l’obbligo di attenersi a un
comando, quello di non mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male,
l’altro, quello della valutazione di un comportamento da ottemperare, se egli fosse
stato distolto da altre influenze, non gli fu rivelato. Ove quest’ultimo caso,
ben stava fuori dal comando. L’incontro di Eva con satana è stato la pietra d’intoppo
per Adamo, essendo che, satana sapeva che Adamo non poteva essere corrotto,
poiché, legato a un comando di ubbidienza a Dio, così, usò Eva, che stava fuori
dall’obbligo del comando. In questo modo, riuscì a corrompere l’uomo,
indirettamente, colpendolo nella debolezza del suo rapporto con la donna. Se
Esau perse la primogenitura per un piatto di lenticchie, Adamo perse l’eternità
per un’erronea valutazione di un semplice comando. Tornando al tema del
lebbroso. L’intervento di Gesù di sanarlo, vuole mostraci, oltre che alla
manifestazione del suo amore verso il singolo, quella verso il mondo, poiché,
proprio esso si trova oggi nelle stesse condizioni, se non peggio, del lebbroso.
Le preghiere delle chiese rivolte a Dio, rappresentano la voce di quel padre che
si rivolse a Gesù per sanare il figlio. Nell’ambito divino, la voce di quel
padre, sono le intercessioni di Gesù che fa a Dio Padre per abbreviare il tempo
della sua discesa a sanare il mondo, malato. L’immenso amore di Gesù lo muove a
sanare la creatura, che sia per colpa di Adamo o di satana, si trova colpita
dalla malattia del peccato, che è la lebbra nell’uomo, che è anche oggetto della
potenza di Dio, essendo che, né il padre né la madre peccarono ma, affinché, la
potenza di Dio si manifesti negli uomini. Il lebbroso dice: "Signore se tu vuoi puoi nettarmi". Si
nota la completa sottomissione dell’uomo nel riconoscere che Gesù, è l’unico
che possa sanarlo e che ha il potere su ogni cosa. Il lebbroso, ispirato
dall’alto, riconosce che ha davanti, il Creatore, per cui, la sua richiesta
sarà esaudita avendogli detto. Se tu vuoi. Tuttavia, l’attardarsi dell’umanità a
riconoscere Gesù, come Figlio di Dio, specie in questi ultimi tempi, pone una
questione di difficile comprensione. Da un alto, vi è l’aggravarsi del male che,
dovrebbe sollecitare il suo imminente ritorno e dall’altro, il suo tardo
venire. Resta, però chiaro, l’aspettanza del verificarsi della realtà divina
che avverrà come appare il giorno.
Pace e fede
nel Signore
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