lunedì, febbraio 05, 2018

PERCHE' MI PERCUOTI?



Giovanni 18:19 Or il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Caso unico, in cui, Gesù è interrogato dal sacerdote Anna intorno alla sua dottrina e del compito che avrebbero avuto i suoi discepoli nei confronti del popolo. In prima esaminazione ci si accorge che la domanda fatta dal sacerdote sembra essere pertinente in un procedimento dibattimentale corretto, poiché di giudizio si parla, essendo che Gesù dopo va condotto, come imputato, fino a Pilato. La nostra mente si confonde e non si spiega il perché, Gesù, rifiutò di dare qualsiasi risposta. Se Gesù, è stato condotto dal sacerdote, dietro la denunzia di taluno, è chiaro che la domanda avrebbe dovuta essere rivolta a quella persona, pertinente, invece, la domanda sarebbe stata se fosse stata di tipo informativo. Gesù, sapeva che essa gli fu rivolta per fondare una prova d’accusa contro di lui, essendo quello lo scopo del sacerdote. Per questo motivo, Gesù ripiegò la domanda che fosse fatta ai testimoni e non a Lui, poiché da loro si sapesse la verità.  Giovanni 18:21 Perché interroghi me? Interroga coloro che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno le cose che ho detto.  Con questa risposta, Gesù, confonde il sacerdote e lo disarma da qualsiasi altra domanda che avrebbe potuto fargli. Questo provocò la reazione di una delle guardie che gli stavano vicino, che schiaffeggiandolo, non fece altro che mostrare apertamente il dolo del sacerdote e il servile comportamento della guardia. È chiaro che non siamo più di fronte ad un equo dibattimento ma ad una forzatura di incolpare un innocente. Trovandosi il sacerdote Anna sminuito della sua capacità giudiziale e non potendo porre riparo alla sua fuorviante domanda, mandò Gesù da Caifa, conseguentemente, legato. Caifa, non poteva essere peggiore persona a giudicare Gesù, che già aveva perpetrato di farlo morire, dicendo. Giovanni 11:50 e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione. Egli, non perse tempo a fare condurre Gesù nel pretorio romano, ove vi era Ponzio Pilato, procuratore romano (sec.1º D.C.) della Giudea. La prima parola che Pilato rivolge a Gesù è stata se Egli fosse il Re dei Giudei. Giovanni 18:34 Gesù gli rispose: Dici questo da te stesso, oppure altri te lo hanno detto di me? Pilato rispose: Sono io forse Giudeo? Da questa risposta Pilato dichiara implicitamente che nessuno gli aveva riferito qualcosa intorno a Gesù da parte dei sacerdoti, ma che in realtà lo sapeva tramite i suoi emissari. Il punto più contestabile è che questa domanda, l’avrebbero dovuta fare i sacerdoti a Gesù, come rappresentanti di Dio e non un gentile. Si assiste in Pilato un desiderio di interesse di conoscere più il mistero di Gesù che mostrare l’atteggiamento di accusa.  Ancora l’espressione è più manifesta quando alla risposta di Gesù, che dice: che chiunque è per la verità ascolta la mia voce. Pilato ancora più interessato gli dice: Che cosa è verità? Proprio quello che avrebbero dovuto chiedere i sacerdoti lo ha chiesto un pagano. Già, si vede che il tralcio dei gentili comincia a essere innestato nella vite. Come lo stesso succede oggi e come tutto si ripete.  Giovanni 18:29 Pilato dunque uscì verso di loro e disse: Quale accusa portate contro quest'uomo?
Pace e fede nel Signore